Già dall’incipit, sorprendente e tutt’altro che usuale nel pianeta dell’arte, in cui scrive che “l’urgenza di questo nuovo progetto è nata da un articolo edito su Repubblica il cui argomento trattava l’affascinante enigma della “materia oscura”, che, prosegue, l’attraeva per “lo spontaneo
parallelismo che nella mia mente rapportava la materia scura dell’universo all’oscuro che ne è di
riflesso nel nostro inconscio. Col passo successivo “di considerarne la capacità di contenere, se non
far addirittura scaturire, dalla sua apparente immaterialità tutta la parte visibile e fisica dell’universo
stesso, dagli ammassi di stelle alle nebulose di gas, ai sistemi solari: quindi sta proprio qui la novità
del dio nero – nella pure apparente immaterialità del pensiero (conscio o magari ancora prima
inconscio), dove le idee invisibili prive di sostanza divengono attraverso la manipolazione operata
dall’uomo oggetti reali.
“Trovar nel dubbio delle ragioni dà modo all’arte di esistere.”
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