Ancora una volta Piero Paladini si muove con stupore nei sentieri complessi del mito, con
un fare solo apparentemente disinvolto, poiché ogni dipinto è frutto di un processo lento di
meditazione iconografica e formale. Non a caso l’artista predilige agire contemporaneamente su più opere, in modo tale da digerire con estrema calma e
dedizione ogni singolo aspetto di un tema e delle fasi di lavorazione delle sue tele dalla
tramatura grezza.
Paladini torna ad Acaya – a pochi chilometri dal quell’incantevole castello che sembra
emerso da uno dei suoi dipinti di paesaggio – con un nuovo ciclo di dipinti (dieci, per
l’esattezza) ispirati alle Metamorfosi di Ovidio, accompagnato da un articolato contributo di
Piero Grima, che più volte ha lavorato a quattro mani con l’artista, in un continuo
rincorrersi di parole e segni, di concetti e immagini, di letture teoriche e interpretazioni
iconografiche.